Verdi : Gustavo III

Director: Renato Palumbo

Interpretes:

  • Vladimir Stoyanov
  • Carlo Ventre
  • Larissa Diadkova
  • Elisabete Matos
  • Paola Cigna

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Aporte de Roberto

GUSTAVO III
Melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma
da “Gustave III ou Le bal masqué” di Eugène Scribe
Edizione critica a cura di Philip Gossett e Ilaria Narici
Musica di Giuseppe Verdi

Re Gustavo III Carlos Ventre
Amelia Elisabete Matos
Conte di Ankaström Vladimir Stoyanov
Arvidson Larissa Diadkova
Oscar Paola Cigna
Cristiano Marco Camastra
Conte di Ribbing Carlo Di Cristoforo
Conte di Dehorn Giancarlo Boldrini
Ministro di giustizia Stefano Cosolini
Servo di Ankaström Angelo Casertano

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro Ciro Visco
direttore Renato Palumbo

Napoli, Teatro di San Carlo 18 gennaio 2004
diretta Euroradio – Stream Rai Radio Tre

Personaggi: Gustavo III, re di Svezia (Tenore) – Conte di Ankaström, segretario del
re, suo amico e confidente (Baritono) – Amelia, sua sposa (Soprano) – Arvidson
(Ulrica), indovina (Contralto) – Oscar, paggio del re (Soprano) – Cristiano,
marinaio del re (Tenore) – Conte di Ribbing, congiurato (Basso) – Conte di Dehorn,
congiurato (Basso) – Ministro di giustizia (Tenore) – un servo di casa Ankaström
(Tenore) – Cavalieri, Dame, Uffiziali, Deputati del Popolo e Paesani, Donne e
Fanciulli del Popolo, Congiurati e Maschere, Coppie danzanti (Coro e Comparse)

L’opera, composta per Napoli, sarebbe dovuta andare in scena nel 1858, ma il
soggetto proposto (l’assassinio di Gustavo III di Svezia in seguito ad una congiura
di nobili durante un ballo in maschera) con tanto di regicidio rappresentato in
scena, parve troppo scabroso e allusivo alla severa censura borbonica. A nulla
valsero le reiterate raccomandazioni rivolte dal musicista a Somma, il librettista,
affinchè evitasse parole o situazioni che dessero adito a interventi censori: di
fronte alla richiesta di modifiche e tagli sostanziali, Verdì ritirò il manoscritto,
offrendolo all’impresario romano Jacovacci.
Intitolata in un primo tempo Una vendetta in domino, poi Adelia degli Ademari, il
melodramma trovò infine titolo definitivo di Un ballo in maschera. A Roma, la
censura pontificia si dimostrò senza dubbio meno intransigente di quella borbonica,
ponendo, quale unica condizione, che l’azione si svolgesse al di fuori delle corti
d’Europa. I cambiamenti apportati al libretto non snaturarono lo spirito del dramma,
né la struttura complessiva della nuova partitura verdiana. E così, al Teatro Apollo
di Roma, la sera del 17 febbraio 1859, Un ballo in maschera potè andare in scena,
riportando un successo entusiastico. A Napoli giungerà per la prima volta nel 1861.
Nella stagione 2003-2004 il Teatro di San Carlo, a 146 anni dalla mancata prima
esecuzione, propone la versione originaria nell’edizione critica curata da Philip
Gossett e Ilaria Narici su commissione dell’Opera di Göteborg.

L’argomento

L’azione è a Stockolm e nei dintorni il 15 e 16 marzo 1792

Preludio Stoccolma – Palazzo Reale
Amelia, sposa del Consigliere Ankaström, attende pazientemente in anticamera la fine
di una riunione con il Re Gustavo. Oscar, un giovane paggio, la osserva. Ankaström,
che è anche il migliore amico di Gustavo, esce dalla riunione e si avvia con la
consorte.
Gustavo osserva con tristezza Amelia, della quale è innamorato senza speranza di
poterla fare sua.

Atto Primo
Quadro primo: un salone nel Palazzo Reale
I Deputati stanno attendendo il risveglio del Re per poter discutere con lui di
affari di stato. Tra loro vi sono il Conte Ribbing e il Conte Horn. Essi odiano il
Re che accusano di incapacità a governare; stanno tramando un complotto per
assassinarlo. Rimasto solo con Ankaström, Gustavo gli confessa che regnare è pesante
e che egli è spesso preda della solitudine. Ankaström, ricordandogli i suoi doveri,
lo avverte che una cospirazione si sta tramando contro di lui, ma il Re, convinto
che l’amore del suo popolo lo proteggerà, rifiuta di dargli importanza. Entra il
Primo Giudice: chiede al Re di esiliare Arvidson, una veggente che a suo dire è
troppo influente sui sudditi di ogni classe sociale e perciò rappresenta un pericolo
per il regno. Oscar la difende, persuade il Re ed i Deputati di recarsi, sotto
celate spoglie, a trovarla affinché possano constatare de visu che i poteri
dell’indovina sono reali.
Quadro secondo: Nell’abituro dell’indovina
Alcune ricche cortigiane si mescolano alla folla. Arvidson, leggendo la mano al
giovane marinaio Cristiano, gli annuncia che diventerà ricco e che un’immediata
promozione lo attende. Per non deludere un leale marinaio, il Re, travestito da
pescatore, scrive rapidamente un decreto di promozione e lo infila con dei soldi
nella tasca di Cristiano. Amelia è venuta a chiedere di incontrare Arvidson da sola;
la maga allontana i presenti con una scusa, meno Gustavo che si nasconde. (Mentre le
due donne si intrattengono, il Re riesce a sentire la conversazione.) Amelia chiede
una pozione che ne curerà il dolore, di essere innamorata del Re. Arvidson le
risponde che l’unico rimedio è un’erba che cresce in un luogo terrificante fuori
città. Amelia parte e Gustavo decide che sarà anche lui presente nell’orrido luogo.
Frattanto Arvidson fa rientrare la folla; tra loro i Cortigiani ed Oscar,
mascherati. Il Re, sempre travestito da pescatore, chiede ad Arvidson di leggergli
la mano; la maga gli predice che un suo amico, la prima persona che gli stringerà la
mano, sarà il suo assassino. Entra Ankaström; il Re felice gli stringe la mano e,
smascherandosi, confuta la maga dicendo che mai il suo miglior amico potrebbe
assassinarlo. Il marinaio Cristiano, rientra nell’antro con una folta folla di
popolani; tutti inneggiano al Re ed all’amore che recano per lui.
Atto Secondo
La collina ove avvengono le esecuzioni, quella stessa notte.
Amelia si aggira ansiosa ed impaurita dal tetro luogo. All’improvviso Gustavo emerge
dal buio e le dichiara il proprio amore. Al termine di un duetto appassionato la
donna confessa al Re di amarlo anch’essa. D’improvviso giunge anche Ankaström. E’
venuto ad avvertire il Re che i congiurati l’hanno visto in compagnia di una ignota
dama, seguito e che si apprestano ad ucciderlo. (Amelia ha il volto ricoperto da un
velo ed Ankaström non la riconosce.) Per sbrogliare la situazione, Gustavo la affida
all’amico lasciando credere che si tratti di un’amante, e facendogli prima
promettere di non tentare di svelarne l’identità. Mentre il Re riesce a dileguarsi,
un gruppo di cospiratori sbarra la strada ai due fuggitivi; essi esigono di
conoscere l’identità della dama che credono essere l’amante del Re. Ankaström,
fedele alla promessa, la difende a spada tratta, ma allorché sta per essere
sopraffatto Amelia, per salvarlo, alza il velo rivelando la propria identità. I
sicari, riconoscendola, sono colti da stupore mentre lo sposo è sopraffatto
dall’umiliazione. A sorpresa, Ankaström si rivolge ai congiurati convocandoli nella
propria casa l’indomani mattina.
Atto Terzo
Quadro primo: Gabinetto di studio nel Palazzo di Ankaström
Ankaström minaccia di morte Amelia per lavare l’affronto; la sposa gli chiede di
poter prima abbracciare per l’ultima volta il loro figlio. Entrano Horn e Ribbing.
Ankaström rivela loro che è al corrente del loro complotto, e che vuole fermamente
associarsi a loro. Per decidere chi dei tre dovrà portare il colpo fatale, vengono
messi i tre nomi in un’urna: sarà Amelia ad estrarne il foglio prescelto dalla
sorte, che risulta essere quello recante il nome del proprio sposo. Entra Oscar che
reca un invito del Re ad un ballo mascherato a corte: senza esitare, i congiurati
decidono che sarà quello il luogo ideale per compiere la loro vendetta.
Quadro secondo: Sontuoso gabinetto nel Palazzo Reale
Gustavo si accinge a firmare un ordine che esilia Ankaström ed Amelia. Egli sa che
firmandolo non rivedrà mai più l’amata. Oscar gli reca un foglio anonimo che lo
avverte della congiura, ma il Re decide di presenziare lo stesso alla festa.
Quadro terzo: Vasta e ricca sala da ballo nel Palazzo Reale
Ankaström minaccia Oscar per sapere sotto quale travestimento si cela il Re. Mentre
questi ed Amelia si rivolgono un definitivo addio, Ankaström trafigge Gustavo. Il Re
morente, perdona il suo uccisore e spira tra la generale mestizia.